Questo è il terzo di una breve serie di articoli in cui impariamo a realizzare una tavola a fumetti. Seguiremo tutti i passaggi, dalla prima impostazione dello storyboard alla gabbia, dalle matite all’inchiostrazione e quindi al colore.
L’attenzione di questo ciclo di articoli sarà centrata sull’aspetto narrativo delle immagini e su come le immagini raccontano quando sono messe in sequenza.
In questa terza puntata lavoriamo sull’inchiostrazione. L’inchiostrazione consiste sostanzialmente nel ripassare il disegno a matita con un segno nero. Questo si può fare con vari strumenti, i più tradizionali dei quali sono pennelli e pennini.
Altri strumenti più contemporanei che vengono usati per inchiostrare sono pennarellini, pastelli, o programmi come Photoshop o Mangastudio. Infatti il digitale ha preso il posto delle tecniche tradizionali in molti casi, con risultati efficacissimi.
Ad oggi con le moderne tecniche e possibilità di stampa il bianco e nero molto spesso non è più una scelta obbligata dai costi e dalle limitate possibilità di precisione di scansione e stampa. L’inchiostrazione rimane tuttavia molto spesso un passaggio fondamentale, perché è strutturalmente insito nella natura del fumetto; il segno netto risulta immediatamente leggibile e percepibile dal lettore.
Inoltre è nella natura del fumetto il funzionare meglio con disegni “grafici” più che pittorici, con elementi definiti e forme chiuse. Anche in questo si può vedere la necessità di lavorare col bianco e nero in termini di massimo contrasto cromatico e immediatezza nella creazione di forme ben definite.
A seconda dello strumento usato la tecnica di inchiostrazione cambia leggermente. Gli strumenti migliori per imparare sono comunque quelli tradizionali per via della loro versatilità, inoltre una volta imparato a inchiostrare a pennino o a pennello i pennarellini o l’inchiostrazione in digitale richiedono solo pratica.
Le regole teoriche base per inchiostrare sono semplici. Tratti più spessi per le cose più importanti o per le cose vicine e tratti più sottili per le cose distanti. Nel caso di tratteggi anche quelli saranno da fare con un segno leggermente più sottile della linea dei contorni.
In ogni caso l’inchiostrazione richiede soprattutto una certa dimestichezza, che si ottiene attraverso la pratica. Anche i professionisti prima di iniziare ad inchiostrare dei disegni o delle tavole definitive si “scaldano le mani” con degli schizzi.
La tavola completa sarà, se hai seguito bene tutti i passaggi, comprensibile ed equilibrata nella composizione dei bianchi e neri. I segni permetteranno agevolmente al lettore di interpretare i personaggi e le azioni rendendo chiara l’esperienza della storia.
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