Inauguriamo questa settimana una nuova rubrica; le tre cose da sapere per fare un fumetto. In questa rubrica affronteremo via via alcuni degli elementi che compongo il fare fumetti, cercando di dare ogni volta un punto, una branca dell’arte sequenziale, su cui focalizzare la nostra attenzione.
Queste tre cose da sapere per fare un fumetto sono solo alcune. Ce ne sono molte, in realtà, ho quindi deciso di focalizzarmi su aspetti che vedessero il fumetto inquadrato come linguaggio. I punti che affronteremo saranno centrali negli aspetti che rendono uniche le narrazioni a fumetti e le distinguono da quelle della letteratura, del cinema eccetera.
- Il ritmo
- La coerenza
- Il formato
Il ritmo
Il ritmo è una delle componenti più importanti, se non la più importante del fumetto quando lo si affronta come linguaggio. Il ritmo consiste nella maniera in cui le vignette di diverse forme e contenuti, si avvicendano le une dopo le altre creando un andamento nella lettura.
In parole povere, quando ci soffermiamo a guardare una grande vignetta che occupa lo spazio di un intera pagina con un paesaggio, o quando sfogliamo in maniera sincopata pagine e pagine di vignette piccole o medie con una scena d’azione, questo è il ritmo. Il ritmo è un po’ come nella musica, ha tutto a che fare con quali vignette o sequenze di vignette si accostano. Il ritmo, controllarlo, richiede esperienza. Tuttavia è uno degli strumenti più importanti per raccontare una storia. Combinando ritmo e regia, si ottengono effetti emotivi, si rallenta o velocizza la lettura. L’attento posizionamento di una vignetta muta in una sequenza di dialogo può sottolineare delle sfumature importanti nella psicologia di un personaggio.
Da un certo punto di vista si potrebbe addirittura dire che i fumetti sono il ritmo, nel senso che il fumetto nasce nel momento in cui si accostano più immagini, e la maniera in cui queste immagini vengono accostate genera un ritmo. (Qui un approfondimento interessante).
La coerenza
La coerenza nei fumetti è una regola che è evidente in ogni storia stampata che potete prendere in mano. Coerenza significa, ad esempio, che un certo stile di disegno una volta battezzato deve essere mantenuto per tutte le vignette di tutta la storia.
Questo è l’elemento più evidente, tuttavia questo concetto va esteso a tutte le componenti del fumetto. Ad esempio per le didascalie bisogna scegliere a priori se vadano usate o meno. Perché è utile usarle in certi momenti in cui c’è bisogno di aggiungere una voce più interiore a un personaggio, ma se questa apparisse solo per due pagine in una storia di oltre quaranta sarebbe quantomeno strano. Potrebbe essere usato come stratagemma, chiaramente, per suscitare nel lettore una reazione più attenta a qualche elemento narrativo, ma tipicamente si rischia solamente di distrarlo, spezzando il flusso della lettura.
Quindi disegni, testi, ma anche inquadrature. Setting. Dal punto di vista narrativo è importante che sia chiaro il tempo storico in cui si muovono i personaggi. Chiaramente quella della coerenza, più che una pratica, è una regola che necessita disciplina. Per fare un paragone col cinema, pensate come sarebbe se una scena fosse girata nei campi con una camere fissa e nei controcampi con la camera a mano? I campi avrebbero inquadrature ferme, i controcampi sarebbero mossi dalla mano dell’operatore, creando un effetto disarmonico, fastidioso, e rendendo il film inguardabile.
Nei fumetti si adottano vari modi rispondere più facilmente alla necessità della coerenza. Nel fumetto d’autore contemporaneo, ad esempio si usa spesso una tecnica particolare di disegno, come l’acquerello, la tempera, particolari pennelli di Photoshop. Mentre spesso per le inquadrature fa gioco il fatto che si tratti sempre dello stesso autore a fare tutto il fumetto, quindi ad avere in mano il controllo di ogni pezzo del libro. Questo spesso porta ad una forma di coerenza intuitiva.
Il formato
L’ultimo delle tre è il formato dei fumetti. Il formato significa diverse cose. Tutto dipende da come verrà venduto il fumetto, cioè in quale forma avverrà l’incontro tra il lettore e la storia.
Ogni paese ha i suoi, e ogni formato ha delle particolarità che dipendono dalla tipologia delle storie, da chi è il lettore tipo, e così via. Ad esempio i formati economici esistono dappertutto, e tutti hanno specifiche simili. A partire dal bianco e nero, le carta di bassa qualità e la periodicità delle uscite. Tutti questi fattori influenzano le scelte che l’autore dovrà fare per realizzare la sua storia. Per fare una distinzione classica:
- Formato italiano. Con questo formato si fa riferimento al formato tipico del fumetto bonelli, popolare: storie a tre strisce/ sei vignette regolari per pagina (questo è un esempio).
- Formato francese. Tipicamente si usa per definire il classico cartonato francese; 48 pagine 4 strisce a colori.
- Formato americano. Il formato americano è quello del comic book di supereroi, leggermente più verticale e piccolo di quello francese, ha 5 strisce, ma anche molta più libertà nella forma di vignette. Proprio su questo formato sono nate le splash page, vignette a tutta pagina.
- Formato giapponese. Quello giapponese è un formato ancora più particolare. Quello dei manga infatti vede la compresenza di una grande quantità di pagine piccole, dense di vignette. I giapponesi usano spesso andare al vivo con le vignette, cioè disegnare vignette che arrivano fino al margine del foglio, sfruttando tutto lo spazio possibile.
Per questa prima puntata delle Tre cose da sapere per fare un fumetto è tutto! Abbiamo detto molto, forse pure troppo, ti aspettiamo alla prossima puntata!
E ricordati: se sei a Padova e ti piacciono i fumetti potrebbe interessarti il laboratorio artistico di fumetto dell’associazione Fantalica! A presto!