Così si presenta oggi Makkox: Mi chiamo Marco Dambrosio, mi firmo Makkox. Racconto e disegno storie.
Anche lui scegli e l’autoproduzione, ecco come racconta la sua esperienza in un intervista del 2011…
La decisione di autoprodurti nasce come una sfida personale, per vedere se ce la puoi fare da solo anche su carta dopo il successo del web? Oppure è figlia di incomprensioni con l’editore e imposizioni o limitazioni a cui volevi sottrarti?
Al novanta percento autoprodurmi è stata un’urgenza intima legata alla memoria delle cose, non una reazione all’ambiente. Lavoro da un paio di decenni con la tipografia. Ho impaginato e visto stampate moltissime cose altrui, belle e brutte. Ho annusato carte e inchiostri e sperimentato allestimenti d’ogni genere, quindi ho spesso fantasticato su come avrei voluto un mio volume. Un volume di cose mie da conservare e far conservare. Purtroppo con il mercato, quindi con gli editori, occorre, giustamente, occhio a questo “giustamente” perché è importante, dicevo occorre giustamente scendere a compromessi. L’editore ha un proprio pubblico, propri numeri, propri conti da far quadrare, son quelli che comandano e per me abituato al web, dove non mi comanda nessuno, è sempre stata una situazione stretta. Poi, non ultimo, non mi tornavano i conti. Il mio volume Le divisioni imperfette edito da Coniglio Editore in 1400 copie, m’ha fruttato 700 euro e rotti. Non ci faccio neanche il tagliando dei 50mila alla mia auto.
Ecco anche qui che t’ho fornito tutti i dati sparsi e differenti che nell’insieme hanno contribuito ad alimentare la pulsione iniziale maturata nei mille pezzi de Ladolescenza.
Sì, anche un po’ di sfida c’era, ma non da parte mia verso gli editori: il contrario. Ho raccolto il guanto in faccia silente che mi arrivava dall’editoria: o con noi alle nostre condizioni o il libro non lo fai.
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